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TUMORE DELLA TIROIDE

COSA È IL TUMORE ALLA TIROIDE

Il tumore della tiroide ha origine dalla trasformazione delle cellule della ghiandola tiroide, posta nel collo appena sotto la cartilagine tiroidea.
Il cancro della tiroide è abbastanza diffuso rappresentando il 3-4 % di tutti i tumori umani.
Colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni. L'incidenza è di circa 5 casi ogni 100.000 abitanti per gli uomini e circa 15-18 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per le donne. Il numero di casi di tumore della tiroide è molto aumentato negli ultimi decenni.
Poiché la maggior parte dei noduli clinicamente rilevati è di natura benigna, l’obiettivo della nostra Area multidisciplinare in collaborazione con i colleghi Endocrinologi ed Anatomopatologi, è di selezionare i noduli maligni da sottoporre a un trattamento chirurgico evitando inutili interventi chirurgici nei casi di riscontro nodulare benigno, ricorrendo, laddove necessario, all'esecuzione di un agoaspirato per esame citologico o di una vera propria biopsia per esame istologico.
I diversi quadri citologici che si possono ottenere dall'agoaspirazione di un nodulo tiroideo sono classificati come segue:
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Codice 
Categoria diagnostica
Rischio di malignità atteso (%)
Azione clinica suggerita
TIR1
Non diagnostico
Non definito
Ripetere FNA con guida ecografica
TIR1C
Non diagnostico cistico
Basso, variabile in base al quadro clinico
Valutare nel contesto clinico
eventualmente ripetere FNA
TIR2
Non maligno/benigno
< 3
Follow up
TIR3A
Lesione indeterminata a basso rischio
< 10
Ripetere FNA/follow up
TIR3B
Lesione indeterminata ad alto rischio
15-30
Exeresi chirurgica
TIR4
Sospetto di malignità
60-80
Exeresi chirurgica con eventuale esame intraoperatorio
TIR5
Maligno
95
Exeresi chirurgica
Approfondimento diagnostico in casi selezionati

Quali sono i fattori di rischio?

Tra i fattori di rischio dei tumori papilliferi e follicolari c'è la carenza di iodio che causa il gozzo, che in alcuni casi può predisporre alla trasformazione maligna delle cellule.
Un altro fattore di rischio accertato è l'esposizione a radiazioni ionizzanti: il tumore della tiroide è più comune in persone che sono state trattate per diversi motivi con radioterapia sul collo oppure che sono state esposte a ricadute di materiale radioattivo come è accaduto dopo l'esplosione delle bombe atomiche nella Seconda Guerra Mondiale e dopo il disastro della centrale atomica di Černobyl.
Particolarmente in età infantile o adolescenziale bisogna evitare, se possibile, anche radiazioni mediche (come TC e radiografie), specie se interessano il collo. Infine un fattore di rischio per questi tumori ben differenziali è anche quello di avere un parente stretto che ha avuto il tumore.
Esistono poi delle forme familiari come nel carcinoma midollare a volte è associata a altre neoplasie endocrine, come il feocromocitoma, gli adenomi e tumori del pancreas endocrino, neoplasie delle paratiroidi nelle sindromi delle neoplasie endocrine multiple (o MEN). I familiari dei pazienti colpiti da carcinoma midollare sono invitati a sottoporsi a visite specialistiche e al test genetico per verificare la presenza dell’alterazione di RET responsabile appunto della forma ereditaria.

QUALI SONO I SINTOMI?

Il tumore della tiroide è quasi sempre asintomatico e il suo riscontro è occasionale ad un’ecografia eseguita spesso per screening.
Il segno più comune del tumore della tiroide è un nodulo isolato all'interno della ghiandola, che si sente con le dita se si tocca il collo in corrispondenza dell'organo.
Non tutti i noduli tiroidei nascondono però forme di cancro, anzi nella grande maggioranza sono forme benigne di crescita ghiandolare. Si stima che solo il 5-10 per cento dei noduli tiroidei sia effettivamente un tumore maligno.
In rari casi, generalmente i più aggressivi, il cancro può manifestarsi già all’esordio con una massa che cresce rapidamente e che può coinvolgere estesamente il collo, in corrispondenza sia della tiroide sia dei linfonodi latero-cervicali del collo. Questi ultimi possono essere spesso coinvolti anche nelle forme non gravi e devono essere ricercati con attenzione all’ecografia pre-operatoria.
La funzione tiroidea non è quasi mai alterata dalla presenza dei noduli, siano essi benigni o maligni, e spesso il paziente non ha alcun disturbo specifico.

COME TRATTIAMO IL TUMORE DELLA TIROIDE

VISITA PER L'INTERVENTO

La visita costituisce un elemento essenziale per visualizzare le immagini radiologiche eseguite, visitare il paziente e discutere:
  • l’indicazione alla chirurgia;
  • la tipologia di intervento da eseguire.
Le risposte a queste domande sono legate alle caratteristiche del tumore alla presenza o meno di metastasi linfonodali evidenti all’ecografia. Il paziente, inoltre, sarà informato sulle complicanze più frequenti legate all’intervento.
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PREPARAZIONE ALL’INTERVENTO DI TUMORE ALLA TIROIDE

Una volta programmato il tipo di intervento chirurgico sulla base degli esami Ecografici e della visita medica si esegue una preospedalizzazione dove vengono eseguiti gli esami del sangue, l’elettrocardiogramma con eventuale consulenza cardiologica e la visita con l’anestesista.

ANESTESIA

L’anestesia, come per tutte le branche chirurgiche, merita grande attenzione e scrupolosità. Ogni Paziente che decide di sottoporsi all’intervento viene studiato dall’equipe anestesiologica per decidere quale anestesia debba essere utilizzata rispettando ed utilizzando il massimo degli standard in termini di sicurezza e professionalità.

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L’INTERVENTO DI TUMORE ALLA TIROIDE

Per la cura del tumore della tiroide, la chirurgia è il trattamento di prima scelta. In genere si preferisce asportare tutta la ghiandola. Tuttavia un piccolo carcinoma papillare o follicolare della tiroide può essere curato con un intervento conservativo di lobectomia, cioè l'asportazione del solo lato coinvolto, in particolare se l’altro lobo risulta essere perfettamente normale all’esame ecografico.
I linfonodi coinvolti vengono ovviamente asportati, mentre si discute sull'opportunità di rimuoverli a scopo preventivo quando non si evidenzia il loro coinvolgimento nella malattia.
L’intervento si svolge in anestesia generale ed ha una durata di circa 1 o più se deve essere fatta un’ampia linfectomia.
La degenza è generalmente di 2 giorni la notte dell’intervento e la successiva.
L’intervento viene eseguito mediante una minicervicotomia, incisione di circa 2 cm (laddove le dimensioni della tiroide lo consentano). Compito del chirurgo è preservare i nervi laringei superiori ed inferiori e le paratiroidi. Il paziente viene risvegliato ed estubato in sala operatoria in modo da valutare la corretta funzionalità delle corde vocali. In alcuni casi, per particolari esigenze estetiche, è possibile eseguire la tiroidectomia video-assistita (MIVAT) con approccio minicervicale centrale (1.5 cm).

DECORSO POST-OPERATORIO

Il paziente dopo una sosta in sala risveglio, viene inviato nel reparto di degenza. Eseguirà un prelievo per il controllo della Calcemia in I ed in II giornata postoperatoria quando verrà rimosso il drenaggio chirurgico e il paziente potrà fare ritorno a casa. Al paziente verranno lasciati i recapiti telefonici per qualsiasi necessità e verrà rivisto in ambulatorio dopo circa 10 giorni per la rimozione dei punti di sutura.

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FAQ

Quali sono le possibili complicanze della chirurgia tiroidea?

Possono essere così riassunti:

  • La lesione temporanea o definitiva dei nervi laringei che innervano i muscoli delle corde vocali, con conseguenti alterazioni anche gravi (temporanee o permanenti) della voce e possibili difficoltà respiratorie che potrebbero comportare anche la necessità di una tracheostomia. Le alterazioni fonatorie possono manifestarsi con voce rauca, soffiata, diplofonica, di falsetto o anche con alterazioni del timbro, del tono, dell’estensione, dell’intensità e dell’affaticabilità vocale con difficoltà anche ad intonare il canto. A queste alterazioni della voce possono associarsi anche alterazioni deglutitorie.
  • La lesione temporanea o definitiva delle ghiandole paratiroidi con conseguente alterazione (temporanea o permanente) del quantitativo di calcio e fosforo nel sangue e, quindi la necessità di assumere terapia a base di calcio e vitamina D anche per tutta la vita.
  • Emorragie ed ematomi post-operatori che potrebbero comportare anche la necessità di un reintervento a scopo emostatico.

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